L'individuazione del sito parte dal riscontro economico/finanziario dell'opzione 0, dalla valutazione iniziale della piattaforma a largo della costa piuttosto che a ridosso del litorale, senza nuovo retroporto, e successivamente dall'analisi delle alternative.
Tutti i 6 siti comparati presentano la possibilità di realizzazione di un collegamento infrastrutturale a terra del terminal d'altura, valutati sotto l'aspetto ambientale, paesaggistico e logistico.
L'area individuata dallo studio è situata tra la Laguna di Venezia e la foce del Po', a largo della costa Adriatica prospicente il litorale della frazione Isola Verde del Comune di Chioggia; in corrispondenza dell'argine in destra idrografica della foce della fiume Brenta.
La piattaforma multimodale d'altura si collocherà a circa 2,3 km dalla costa, su fondali di profondità superiore ai 16,00 ml, e collegata tramite due viadotti a campate ad arco di 90 ml l'una poggianti su coppie di pile, su cui si sviluppa su uno il collegamento infrastrutturale stradale sino alla viabilità stradale ordinaria (S.S. Romea) e sull'altro il collegamento ferroviario sino all'esistente linea ferroviaria Chioggia-Rovigo.
VGATE S.r.l.
Si tratta pertanto di opera infrastrutturale con sviluppo a rete il cui elemento di maggior rilievo è collocato in mare aperto, a una distanza dalla costa tale da non turbare lo skyline esistente né alcun ambito paesaggistico litoraneo o di entroterra.
All'interno dell'ambito di progetto la nuova viabilità stradale che si raccorda con l'esistente, in modo da permettere sia l'accesso al terminal che alle aree urbanizzate esistenti.
L'evoluzione del terminal si attua attraverso 3 fasi, la prima da 500.000 TEU/anno, la seconda da 1.100.000 TEU/anno e la terza fino ad un massimo di 2.000.000 TEU/anno.
Le potenzialità di flusso dovrebbero contribuire a rendere economicamente conveniente l'attuazione della finanza di progetto relativa al Corridoio Dorsale di Viabilità Autostradale Civitavecchia-Orte-Mestre, almeno per la tratta Mestre-Cesena.
L'intervento proposto si pone l'ambizioso obiettivo di consentire ed incentivare lo scambio multimodale nave – chiatta – gomma – ferrovia dei container, in una struttura in alti fondali in modo da poter accogliere le grandi navi container con l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili sul mercato (BAT).
L'intervento punta l'attenzione ai traffici del bacino del Mediterraneo dove la portualità italiana giocherà, nell'imminente futuro, un ruolo strategico importante, per creare le condizioni di business più competitivo localmente attraendo nuovi flussi di traffico regionale per aumentare il business portuale, così da attirare investimenti, prioritariamente nazionali, che permetta al terminal di aprire nuovi mercati alle aziende del Nord Est Italiano.
L'idea di progetto parte dalla nuova concezione del sistema infrastrutturale nazionale della pianificazione dei nodi nazionali, considerando i corridoi, uno strumento per connetterli in un'unica rete integrata e intermodale.
Il terminal è una punta avanzata, nodo nazionale di co-modalità per container gomma/ferrovia/nave/chiatta, con la valorizzazione delle aree intermodali integrate venete e dell'Associazione dei Porti del Nord Adriatico, competitiva per nuovi mercati mondiali, in linea con le direttive dell'Allegato infrastrutture al Documento di Economia e Finanza anni 2016 e 2017/2018.
La progettazione strategica, coerentemente con il “Programma di politica di coesione dell'UE”, punta su 6 obiettivi.
L' intermodalità ferroviaria-marittima per i traffici su scala nazionale ed internazionale, la sinergia con “Veneto area logistica integrata” con retroporto Chioggia e l'Interporto di Rovigno, il sistema dei terminal ferroviari Inland di prima fascia chilometrica (Padova e futura Montesyndial - Marghera) in un ottica di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale e gli interporti di seconda fascia chilometrica (Verona, Cervignano del Friuli, Bologna) e internazionali (Lubiana) e il sistema dei terminal fluviali Inland (Chioggia, Rovigo, Mantova).
Il progetto propone una soluzione al problema dei limiti disponibili dei pescaggi della laguna per l'accesso al Porto di Venezia, considerato un collo di bottiglia fisico con standard tecnici bassi rispetto al regolamento TEN-T anche dalla rete MED Ports.